sabato 18 ottobre 2014

Collaborazione sinergica scuola-famiglia: quando manca e quando c'è

Prendo spunto da quanto mi è accaduto qualche giorno fa durante uno scambio di informazioni con una delle due maestre di Enea all'uscita da scuola.

Premetto che fin da quando mio figlio è nato mi sono imposta di essere un'osservatrice attiva nella sua vita, ovvero di lasciarlo fare, osservare la crescita e lo sviluppo delle sue competenze e di attivarmi al bisogno per supportarlo o aiutarlo sforzandomi di chiedergli prima se vuole essere aiutato o se vuole provare a riuscire da solo.

Durante il fine settimana mi è capitato di fargli il bidet dopo essere stato in bagno per la cacca (si può dire cacca senza imbarazzi, vero?) e di notare un terribile arrossamento e una piccola ulcera intorno all'ano i quali mi hanno suggerito che il bambino a scuola non aveva il supporto richiesto per la corretta igiene personale. 

Sapevo già che i bambini della scuola materna sono meno seguiti in tal senso per molteplici ragioni tra le quali il voler stimolare la capacità di indipendenza e tuttavia non avevo pensato di risolvere lasciando a scuola delle salviette umide per a pulizia del sedere dopo la carta igienica. Per ciò quel pomeriggio, nel ritirare Enea ho anche deciso di informare la maestra di quanto osservato e della soluzione che avevo trovato chiedendo la loro collaborazione nel ricordare ad Enea di prendere la salvietta prima di andare al bagno.

Per tutta risposta  mi sono sentita die che non era compito della bidella che accompagna i bambini al bagno pulirgli il sedere e che loro spingono gli alunni ad essere autonomi e che Enea è pigro e non sa né usare la carta igienica né soffiarsi il naso da solo.

Al momento ho solo replicato che non era mia intenzione muovere un rimprovero e tanto meno fare polemica bensì suggerire una soluzione conforme alle regole educative e al contempo alle competenze manuali di Enea.

Tuttavia, l'episodio per quanto sgradevole è stato tanto inquietante quanto illuminante  in merito al sistema educativo adottato dalla suddetta insegnante gettandomi in un vortice di considerazioni:

1- la scuola è fatta per insegnare quindi se il bambino ancora non sa soffiarsi il naso parlane con i genitori, condividilo come obiettivo e costruisci insieme a loro (noi) una strategia;

2- non esistono bambini pigri soprattutto quando hanno solo tre anni e del mondo vogliono sapere ogni dettaglio e sentirsi capaci di fare come gli adulti. Perciò se Enea non sa ancora soffiarsi il naso da solo è perché fino ad ora non ha avuto bisogno di impararlo. Mettere un'etichetta può essere pericoloso per l'accrescimento del bambino che potrebbe cominciare a identificarcisi minando la sua autostima e un sano sviluppo;

3- Se anche la seconda maestra mi mostra lo stesso gap educativo dovrò considerare di cambiargli scuola?

Il giorno dopo sono quindi tornata in argomento con l'altra delle mastre riportandole quanto accaduto con la sua collega e informandola del fatto che non ero d'accordo che Enea fosse pigro e che si usassero certi aggettivi e che avevo da riportare loro numerosi esempi di comportamento pro-attivo del bimbo e del suo entusiasmo nell'imparare.

Fortunatamente la risposa dell'insegnante questa volta è stata equilibrata e oggettiva e rassicurante. Ha confermato la volontà di Enea ad apprendere e i suoi progressi anche nell'essere autonomo andando in bagno.

In fine oggi, arrivando a scuola ho trovato Enea seduto in braccio alla maestra che si coccolavano leggendo una storiella. Quando Enea si è accorto della mia presenza subito mi è venuto incontro e mi ha dato un bacio e immediatamente è tornato a salutare l'insegnante, con un bacio ed un abbraccio. Così anche la maestra si è avvicinata a me per salutarmi e per rincuorarmi del fatto che Enea sta andando bene e che tutto procede per il meglio con la collaborazione di tutti.





giovedì 16 ottobre 2014

Fiabe del Mondo

Divezzamento - Svezzamento

Prime pappe
Bene bene...eccoci, Enea e io, alle prese con le prime pappe, il primo distacco e la posizione seduta per mangiare. E gli piace!

Da qualche tempo desideravo cominciare con il divezzamento -moderna terminologia- così da poter riprendermi i miei spazi per ricominciare a fare attività fisica, praticare i miei hobby e ritrovare la mia forza psichica..Però in cuor mio non mi sentivo ancora pronta ad abbandonare l'intesa che finalmente si era creata con il pargolo.

Quindi ho cominciato, incoraggiata da mio marito, con la pappa a pranzo. Povero figlio. La prima è stata un vero schifo. Ho seguito quasi tremante, quasi come dovessi fargli una puntura, le istruzioni datemi dal pediatra. E' uscita liquida e decisamente poco invitante. E lui ha anche provato a mandarla giù cimentandosi con il cucchiaino, ma gli scappava di bocca e colava sul mento e nel collo. Un disastro.

Il secondo giorno ho fatto secondo il mio buon senso e gli ho dato una pappa più densa che potesse tenersi più a lungo in bocca per indagarne il gusto prima di capire in che modo mandarla giù. E certo, perché Enea ancora non aveva del tutto l'istinto di deglutizione e l'impulso di suzione era sempre troppo forte. E ha risposto benissimo! Ha mangiato i 2/3 del totale e per chiudere ha voluto il seno.

Dopo un paio di settimane, mangia tutto quanto nel piatto e non chiede più il seno per pranzo. Raramente per merenda, ancora per colazione e per addormentarsi la sera. E da tre giorni vuole la pappa anche a cena. E quando dico Vuole è proprio lui che la richiede facendosi capire a gran gesti e schiocchi di lingua.

Una sera di due giorni fa era a tavola con a cena e ci fissava agitandosi eccitato, aprendo e chiudendo la bocca, piegato in avanti verso i piatti. Lo ho preso in braccio per proporgli il seno, per verificare se stava chiedendo cibo. Per qualche secondo lo ha preso ma poi ridendo a girato la testa verso il tavolo dove c'era il babbo che mangiava e dava colpi di reni per essere messo seduto. Non si è più riattaccato, continuando a mostrare interesse per quello che stavamo mangiando. Quindi, di comune accordo gli abbiamo proposto la pappa serale, con il brodo e del formaggino. Beh, non ne ha lasciato traccia.

Inoltre, abbiamo notato un beneficio nel sonno notturno. Si sveglia meno e quando si lamenta o piagnucola, cullato per qualche secondo riprende a dormire. Invece, le notti prima entrava in dormiveglia lamentandosi quasi una volta ogni ora, ed io continuando a fare come d'abitudine dei primi mesi, quando chiamava per fame, gli proponevo il seno che stava diventando così un ciuccio. Tuttavia, non riusciamo a rispettare la consegna della pediatra di fare solo 5 pasti al giorno. Impossibile o allora non devo contare quelli al seno della notte o a colazione o qualche volta come aperitivo prima di cena che mi fanno arrivare a 7.



Manovra di disostruzione del bambino